Sabato 12 marzo in Sala Cervi
Dubbi e incertezze, sogni e disillusioni, entusiasmi e paure sono elementi inscindibili dell’esistenza umana, così come i grandi interrogativi esistenziali dell’individuo rilevano, spesso, il senso enigmatico della vita.
La conversazione inscenata dai tre personaggi, in questo testo di Frassa pensato per il teatro, sembra voler affermare inconfutabilmente una verità assoluta e, pur tuttavia, pare volerla contestualmente negare senza possibilità di appello, suggerendo allo spettatore la necessità di elaborare una propria “visione”; l’unica, in fin dei conti, realmente percorribile perché soggettiva e personale, basata su di un’esperienza individuale e mai uguale a un’altra.
L’epilogo, disperato e tragico, sembra volerci mettere sull’avviso circa l’immanenza di un rischio apocalittico, ma lascia forse intravedere la suggestione di un barlume inestinguibile di speranza, suggerito anche dalla poetica, infantile e sottintesa inefficacia del tentativo subdolo di suicidio-omicidio.
Scritto da Frassa nel 2005, è lo spettacolo con il quale “it.ARTsezioneteatro” esordì, nello stesso anno, alla Terrazza del Belvedere di Torre Canavese (TO). Il titolo stesso, forse un po’ per i contenuti del testo riferiti ad un complesso di problematiche esistenziali che non accetta perimetrazioni filologiche, forse per quel senso di rinuncia che pervade lo stato d’animo dei personaggi, forse anche per un preciso ed ironico riferimento all’assenza, all’epoca, di un curriculum teatrale (sia della Compagnia neo-costituita, sia dell’autore, sino ad allora prevalentemente dedicatosi alle arti figurative), si riferisce proprio ad un’assenza , non solo del titolo in quanto tale, ma anche di “titolarità”.
Assenza, quindi, di “credenziali”, di “referenze”, di “autorizzazioni” e di “giustificazioni”, un richiamo al bisogno dirompente e irrinunciabile di una radicale e totale libertà espressiva. Un riferimento netto e chiaro all’arbitrarietà, elemento, quest’ultimo, che in un certo qual senso, caratterizza esplicitamente l’intera attività artistica, notoriamente variegata, poliedrica, e comunque sempre piuttosto “caustica” dell’autore.
Ennio Pavanati